NAPOLI – Luglio mese di analisi per la Campania che questa volta si conferma la regione col fisco locale più alto. Un record di cui i residenti farebbero volentieri a meno e che li colloca sul podio dei cittadini più tartassati d’Italia. Perché, mettendo da parte la pressione fiscale uguale per tutti, imposta dal governo nazionale, resta il capitolo delle tasse locali , le cui aliquote vengono calcolate a livello regionale, provinciale e comunale. Ebbene, proprio in questo caso la Campania si aggiudica la maglia nera dei balzelli, sottoponendo i residenti a un vero e proprio salasso, che svuota il portafoglio e li rende, loro malgrado, primatisti italiani.
Il dato è emerso da un’indagine del Sole 24 ore che ha preso spunto dal report “Le economie regionali” elaborato da Bankitalia. E, partendo da questo presupposto, ha fotografato la situazione della Paese paragonando un nucleo familiare standard con determinati parametri: due genitori, lavoratori dipendenti, due figli minorenni a carico, abitazione principale di 100 metri quadrati, auto del segmento B (ad esempio Fiat Punto) e un reddito imponibile di 44.080 euro. Insomma una famiglia media come ce ne sono tante. Incrociando i dati attraverso un giro d’Italia delle tasse, viene fuori che la stessa famiglia, con i medesimi parametri reddituali, a Napoli paga circa 1.100 euro in più rispetto a una omologa che vive in Valle d’Aosta, che invece è la regione più economica.
Nel capoluogo di regione, infatti, nel 2015 la famiglia tipo ha pagato ben 2.416 euro contro i soli mille 302 di Aosta. A fare la differenza e a rendere molto più salato il conto sono tre voci che sono la conseguenza immediata e diretta della storia degli sprechi in Campania: l’addizionale regionale Irpef (legata ai conti della sanità), la tassazione sui rifiuti (la più elevata d’Italia) e quella sulle assicurazioni Rc auto. Una sproporzione abissale tra le due regioni, che fa emergere come le deficienze di una classe politica si riflettano poi sui cittadini e sui loro risparmi.
Al secondo posto, tra le regioni più “care”, si piazza il Lazio. In questo caso il prelievo locale arriva a 2.311 euro, il 16,5 per cento in più della media nazionale, anche per il peso della fiscalità di Roma dove Imu e addizionale regionale sono ai massimi. Da evitare anche il Piemonte, che si colloca al terzo posto sul podio dei peggiori, con 2.210 euro. Dal punto di vista generale, comunque, il 2015 sarà ricordato come l’anno dei rincari delle imposte locali. Che sono cresciute in maniera consistente prima che la legge di stabilità ponesse un freno. Ben 1.102 Comuni, infatti, hanno ritoccato al rialzo l’addizionale Irpef, aumentando le aliquote (solo tre invece i Comuni che le hanno abbassate). Da segnalare, però, lo stop alle imposte immobiliari, che oltretutto vedono anche l’esenzione di 19,8 milioni di abitazioni principali. In generale, le imposte locali negli ultimi anni hanno risentito delle politiche fiscali nazionali: da un lato lo Stato ha tagliato i trasferimenti, dall’altro sindaci e presidenti di Regione hanno fatto lievitare le tasse.