La coltivazione del castagno da frutto – si specifica nel documento Coldiretti – costituisce una delle principali fonti di reddito di molte aree montane delle province di Avellino, Caserta e Salerno.
“Il castagno – spiega Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania – riveste una rilevanza economica e sociale notevole in molte aree collinari e montane, dove svolge un ruolo fondamentale anche per il presidio del territorio e per la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico. Prima della crisi del cinipide, che ha decimato i raccolti, oltre il 50% della produzione potenziale nazionale di castagne era campana. Per tornare alle quantità precrisi occorre affrontare i tempi necessari affinché la lotta biologica produca i suoi effetti”.
Coldiretti ha affidato al presidente Petracca otto proposte per gestire un problema ancora in fase acuta, che nel 2015 ha visto una timida ripresa. Anzitutto si chiede di attivare la misura 4 del PSR 14/20, dando priorità alle aziende castanicole negli investimenti agronomici. Sempre sulla nuova programmazione si chiede di attivare a stretto giro le misure 5, 1 e 2, relative rispettivamente a ripristino del potenziale agricolo danneggiato da calamità naturali, al trasferimento di conoscenze e ai servizi di consulenza. Inoltre si propone di attivare la misura 16.6 che agevola la produzione di energia rinnovabile da biomassa. Ancora, si chiede di concludere a breve le istruttorie per le calamità 2012 e 2014 a valere sul decreto legislativo 102. Coldiretti Campania propone anche di avviare l’iter per una nuova legge regionale sulla castanicoltura, che regolamenti le buone pratiche agronomiche, e fa appello alla Regione affinché solleciti il Ministero nella classificazione definitiva del castagno come essenza forestale o frutticola.