La nuova nuova star del Made in Italy all’estero nel 2015 è stata il Pecorino che ha fatto registrare il record storico nelle esportazioni con un balzo delle vendite del 17% sui mercati stranieri dove i pastori conquistano nel 2015 lo scettro di migliori ambasciatori del prodotto nazionale.
È quanto emerge dal dossier elaborato dalla Coldiretti in occasione del Pecora Day con migliaia di agricoltori al Centro Universitario sportivo – S.S. 17 ovest, località Centi Colella a L’Aquila, scelta per testimoniare che un nuovo inizio è possibile dopo il dramma del terremoto.
“I risultati delle performance del Pecorino sui mercati internazionali vanno trasferiti agli allevatori con il riconoscimento adeguato del prezzo del latte”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “bisogna fermare le speculazioni e rispettare il duro lavoro dei pastori che garantiscono un futuro in aree difficili del Paese”.
Il massimo storico delle esportazioni è stato messo a segno grazie alle straordinarie performance realizzate nel Stati Uniti (+20%) che sono il principale mercato di sbocco del pecorino italiano, ma risultati estremamente positivi si hanno anche in Europa con una crescita del 19% in Gran Bretagna e del 17% in Francia nonostante la storica rivalità, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relativi al 2015. E un successo importante – precisa la Coldiretti – si registra in Giappone con un incremento delle vendite del 12% mentre in Cina l’aumento è addirittura del 410% anche se le quantità sono ancora ridotte.
La situazione sui mercati esteri – continua la Coldiretti – potrebbe ulteriormente migliorare se ci fosse una seria azione di contrasto alle imitazioni presenti che tolgono spazio ai prodotti originali come negli Usa dove si producono oltre 20,5 milioni di chili di Romano e similari all’anno, che però non vengono ottenuti con latte di pecora.
Il pecorino – continua la Coldiretti – è uno dei formaggi italiani più antichi: veniva prodotto già nella Roma imperiale e faceva parte delle derrate dei legionari, ma è probabile che le sue origini siano ancora più antiche, vista la diffusione delle pecore sul nostro territorio. Nella produzione Made in Italy a denominazione di origine (Dop) tutelati dall’Unione Europea a fare la parte del leone – continua la Coldiretti – è il Pecorino Romano Dop che copre quasi il 75 per cento con una produzione di 23 milioni di chili, ma hanno ottenuto la protezione comunitaria come denominazioni di origine anche il pecorino Sardo, il Siciliano, il Crotonese il Toscano, quello di Filiano, di Picinisco, delle Balze volterrane oltre al Fiore Sardo, al Canestrato Pugliese, al Canestrato di Moliterno alla Vastedda della Valle del Belice, al Murazzano e alla Robiola di Roccaverano che usa anche caprino.
Accanto ai pecorini tutelati dall’Unione Europa sono circa un centinaio quelli tradizionali censiti dalle regioni, ma numerose sono le versioni proposte dagli allevatori dal “sottocrusca” al “sottograno” fino allo “stagionato in grotta” e curato con olio, ma anche la recente formula del “pecorino amatriciano” che riguarda le zone del Lazio e dell’Abruzzo e che è l’ingrediente indispensabile per la vera “amatriciana”. Complessivamente in Italia – stima la Coldiretti – sono prodotti oltre 60 milioni di chili di formaggi pecorini dei quali circa la metà a denominazione di origine (Dop).