«L’elenco delle opere incompiute italiane, 868 secondo le ultime rilevazioni, è sterminato e sorprendente. Ma fra tutte le sorprese possibili quella che offre Montesarchio, un magnifico borgo della Valle Caudina, nella provincia di Benevento, è certo la più sconcertante», questo l’esordio di Sergio Rizzo, giornalista del “CorriereTv”, dove in un suo articolo fa riferimento al buco sulla Torre a Montesarchio. Già, infatti il centro caudino è finito nell’inchiesta del giornalista e ne racconta tutte le dinamiche.
«Lo storia comincia molti anni orsono – si legge -, quando la Campania si trova in piena emergenza spazzatura. Il presidente della Regione e commissario per i rifiuti, Antonio Bassolino, è alla disperata ricerca di posti dove mandare l’immondizia che traboccava a Napoli. E fra le possibili destinazioni salta fuori Montesarchio, dove c’è una vecchia cava che sembra fatta apposta. In cambio, come “compensazione” per il danno ambientale, arriva al Comune un sacco di soldi. Con sei milioni in un Paese di 13.518 abitanti si possono fare molte cose. Per esempio si può restaurare il centro storico, che è un piccolo gioiello medievale, ma decisamente malandato. Oppure si possono sistemare le strade e migliorare i servizi… O magari bonificare l’area intorno alla torre, un sontuoso esempio di fortificazione medievale edificata a partire dal settimo secolo, poi destinata a prigione politica dove furono rinchiusi alcuni oppositori dei Borbone come Carlo Poerio».
Un’ inchiesta quella di Rizzo dai toni sprezzanti, sì, ma che mira anche a ricordare anche il valore di una terra, soprattutto storico. Infatti cita la celebre battaglia delle Forche caudine, passata alla storia come una delle più grandi umiliazioni per l’impero romano. Continua apprezzando anche le Sentinelle della Torre, organizzazione che gestisce il Polo mussale dove attualmente è custodito il Vaso di Assteas e dello stesso vaso.
E continua:
«Di sicuro, però, quel progetto europeo è esistito, anche se non è andato in porto. Come non è andato in porto, finora, nemmeno l’ascensore. In cinque anni si riesce a fare soltanto quel buco, imponente, che ora fa bella mostra di sé sul piazzale della torre. Poi succede l’imponderabile: il titolare dell’impresa, Pietro Mollica, finisce nei guai in seguito a un’inchiesta giudiziaria e per la sua ditta che aveva rastrellato appalti in tutta Italia da Roma a Venezia c’è l’amministrazione straordinaria. Il Comune, che nel frattempo dal centrodestra di Izzo è passato al centrosinistra di Damiano, rescinde il contratto e decide di procedere a una “rimodulazione”. Non più un faraonico ascensore, ma una scala con un piccolo montacarichi per disabili. Di tappare semplicemente il buco, non se ne parla. Oltre ai denari necessari per farlo, si dovrebbero restituire allo Stato e all’Europa quelli giù spesi per bucare, e si parla di oltre un milione. La ragione? Il progetto finanziato è quello di un ascensore e un ascensore, magari un po’ più piccolo, dev’essere comunque fatto. La burocrazia non ammette cambi di rotta, anche se è solo una questione di puro buonsenso. Quello che non ha mostrato, evidentemente, non solo chi ha partorito l’idea, ma neppure chi non ha fatto niente per ostacolarla, a cominciare dalla Soprintendenza. Toccava prima di tutti a lei fare la sentinella della torre, invece dei bravi volontari di Montesarchio. E meno male che ci sono loro».