Una mattinata all’insegna del cibo e della riflessione quella dell’Istituto alberghiero “Le Streghe” di Benevento. In occasione della XXI “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie” organizzata dall’Associazione “Libera”, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca, che si svolgerà quest’anno il 21 marzo a Messina e in contemporanea in tutte le città d’Italia con lo slogan “Ponti di memoria, Luoghi d’impegno”, l’IPSAR ha incontrato due personaggi che in un modo o nell’altro, hanno fatto parte del racket e pizzo.
Anche Benevento partecipa lunedì’ 21 Marzo, all’appuntamento del ricordo delle 900 vittime di camorra in Italia, come spiega Michele Martino, portavoce del coordinamento provinciale Libera Benevento.
E la scuola ha aperto le porte, anzi le cucine rinnovate e ristrutturate, ai due personaggi. Si tratta dello chef Antiracket Filippo Cogliandro e Massimiliano Noviello, Figlio di Domenico, ucciso da due killer a Castelvolturno, nel Casertano.
Campania e Calabria unite dunque per una giornata, in memoria delle troppe vittime di agguati camorristici al Sud. I giovani alunni dell’alberghiero. hanno aperto l’appuntamento con fornelli alla mano, imbandendo pietanze della buona cucina italiana e “maneggiando” pentole e bicchieri nei locali inaugurati dal Vicario episcopale della Diocesi di Benevento Don Pompilio Cristino. La mattinata si è poi spostata nella sala convegni dell’Istituto per una tavola rotonda sul tema “Il sapore della memoria e dell’impegno”. Entusiasta dell’evento il dirigente scolastico dell’IPSAR di Benevento Luigi Mottola che parla di un contatto diretto tra alunni e la realtà che ci circonda.
Diversi i messaggi chiave dell’appuntamento scolastico lanciati dai due “eroi” che di cose nella loro vita le hanno viste, ma quello dell’ambasciatore antiracket per la ristorazione italiana nel mondo Cogliandro, ribellatosi alla logica del “pizzo” ,arriva dritto al cuore dei ristoratori del futuro: “denunciare la mafia”.
Incensurato e titolare di una autoscuola, Domenico fu trucidato poichè nel 2001 con la sua denuncia, aveva fatto arrestare una banda di estorsori facenti capo al clan dei Casalesi. Dopo la sua morte, Domenico fu insignito della Medaglia d’oro al Valore Civile, oggi nel figlio Massimiliano vive il ricordo di un padre ” modello”. Nei suoi occhi traspare la rabbia, ma anche la consapevolezza che bisogna sottrarre potere economico alle mafie attraverso una accurata opera di informazione e di sensibilizzazione . Anche per lui l’occasione è stata proficua per parlare ai ragazzi, divulgando così un chiaro pensiero di vita, “i gesti eroici non servono”.