L’università italiana dà segni di vita. Grazie all’aumento degli immatricolati all’anno accademico 2015/2016. che crescono del 2% rispetto ai 12 mesi precedenti, passando dai 265mila del 2014/2015 agli oltre 271mila attuali. Ancora più sensibile (+3%) la crescita tra i 19enni.
Numeri positivi per un paese che occupa i bassifondi delle classifiche europee per numero di laureati. A patto che diminuiscano anche gli alti tassi di abbandono. Le aule universitarie si confermano frequentate soprattutto dalle ragazze che superano il 55% degli iscritti complessivi. Degno di nota è anche il maggiore appeal fatto registrare dalle facoltà scientifiche.
Nell’anno accademico 2015/2016 gli immatricolati sono stati complessivamente 271.119, 6.000 in più rispetto allo scorso anno. Si registra dunque un +2% di immatricolazioni che diventa +3% se si guarda solo ai nuovi iscritti nel sistema di età non superiore ai 19 anni. Lo rende noto il ministero dell’Istruzione in un focus ad hoc pubblicato sul suo sito internet. L’aumento delle iscrizioni caratterizza quasi l’intero Paese: +5,2% di nuovi ingressi nel Nord-Est (valore massimo); +3,7% nel Nord-Ovest; +1,8% al Centro; +2% nelle Isole. In controtendenza solo il Mezzogiorno con un calo delle matricole del 2,1 per cento.
Guardando alle scelte degli iscritti, emerge una maggiore attrattività della macroarea scientifica e della macroarea sociale, scelte rispettivamente dal 36,3% e dal 33,8% delle matricole. In tutte le aree si evidenzia una maggior presenza delle donne, ad eccezione di quella scientifica dove il 62,4% degli immatricolati rimane di sesso maschile. Donne che continuano a rappresentare la maggioranza degli immatricolati (55,2%).
Infine la ricerca sottolinea la percentuale di iscritti, il 5% di nazionalità non italiana e, in linea con la presenza della popolazione straniera sul territorio nazionale, sono maggiormente rappresentati: i rumeni (14,7%), gli albanesi (12,6%) e i cinesi (9,2%).