Il 4 Marzo la Commissione è chiamata a decidere se riconfermare o ritirare la candidatura di quest’arte come bene culturale immateriale dell’Umanità o cambiare rotta e puntare su una festa religiosa. Parliamo della pizza, l’alimento più amato e desiderato dagli italiani.
La petizione mondiale #PizzaUnesco, lanciata da Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, non si ferma e incassa anche l’appoggio della Cna, la Confederazione nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa, che ha ufficializzato la propria adesione.
Secondo una credenza una delle pizze più famose, la ‘Margherita’, fu creata proprio per una regina: era il 1889 quando Raffaele Esposito della pizzeria ‘Brandi’ per onorare Margherita di Savoia, regina d’Italia, creò una pizza con pomodoro, mozzarella e basilico a formare la bandiera italiana.
Il grandissimo successo ottenuto dalla pizza, però, mette a rischio la stessa qualità del prodotto: tra pomodori cinesi, mozzarelle di latte congelato e farine di scarsa qualità, dell’eccellenza della pizza made in Italy resta ben poco. Una contraffazione che ha anche un pesante risvolto occupazionale ed economico (per la Coldiretti la contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari made in Italy vale nel mondo circa 60 miliardi di euro e 300 mila posti di lavoro).
Per tutelare la pizza, e l’indotto che rappresenta nell’economia italiana (200 mila posti di lavoro e un giro d’affari di 12 miliardi di euro l’anno secondo i dati della Cna), duqnue stata allora presentata la candidatura della pizza napoletana quale patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco.
Migliaia le firme per poter dire finalmente si’ al piatto napoletano per eccellenza.