Il giorno della memoria ha condotto a Benevento Miriam Rhebun e la sua storia familiare che della Shoa fa parte in tutta la sua pienezza accolta dal sindaco Pepe e dai professori Ciervo e Squillante e da Enza Nunziato. L’aula magna del Guacci ha fatto da cornice all’appuntamento di questa mattina che rinnova il filo rosso che unisce approfondimento e conoscenza della pagina più drammatica della storia dell’umanità. Un aula magna gremita di studenti, tra cui delegazioni del Rummo e del Giannone, assai attenti al racconto della professoressa Rebhun, ebrea di padre tedesco e di madre napoletana, una storia incredibile tra mitteleruropa, Medioriente e Italia, commovente e avventurosa e che da connotati umani ad una storia disumana fatta di numeri e di fredda documentazione. La Rebhun fa opera di divulgazione e partendo da suo padre Heinz e da suo Zio Kurt, compie un tragitto all’interno della sua famiglia, ne scandaglia la storia dilaniata dalla Soluzione Finale, arriva a dare una identità ai nonni paterni inghiottiti dall’orrore sanguinario nazista. Lo fa attraverso un libro “Ho inciampato e non mi sono fatta male” edito da Salamone Belforte, anamnesi familiare con la quale l’autrice colma il vuoto legato alla sua famiglia paterna, del nonno Leopold morto in un ospedale psichiatrico, della nonna Frida uccisa in un campo di sterminio Estone ma più di tutto del padre Heinz fuggito col gemello Kurt dalla Germania nel 1936 e poi approdato in Palestina e da li nel corso della guerra in Italia a Napoli dove incontra la donna della sua vita, Luciana. La breve parentesi ad Haifa, la morte di Heinz in un attentato nel 1948 a soli 29 anni, il ritorno a Napoli.